6 luglio 1816 -2016

200 anni dalla proclamazione di Varese da borgo a città

Il cuore di Varese batte per San Vittore. Al patrono è dedicata la centralissima Basilica, affiancata dal campanile e dal battistero medioevale.

La vita e il martirio di Vittore, nato in Mauritania e arruolato nelle truppe imperiali di stanza a Milano all’inizio del IV secolo, sono raccontati da Sant’Ambrogio, che seppellì il corpo del fratello Satiro accanto a quello di Vittore in una piccola cappella, oggi inglobata nella basilica milanese di Sant’Ambrogio.

Nella basilica varesina tre episodi della sua morte sono raccontati dal pennello di Salvatore Bianchi sulle pareti del presbiterio, mentre sulla volta è rappresentato in gloria, negli affreschi barocchi di Giovanni Ghisolfi. Fu San Carlo Borromeo a chiedere la costruzione di una nuova chiesa al posto di quella romanica, troppo piccola per le funzioni liturgiche e per contrastare il pericolo dell’eresia protestante che avanzava dalla Svizzera. Solo il presbiterio, rinnovato nel 500, fu risparmiato dai rifacimenti. Il progetto di Pellegrino Tibaldi fu affidato al varesino Giuseppe Bernascone, artefice anche del viale delle Cappelle al Sacro Monte.

Il violento crollo della cupola e dei transetti (era un sabato sera del 1591) sventrò la chiesa, lasciando intatto l’abside, ma non fermò i lavori, Anzi, si pensò che la statua in legno della Madonna Addolorata fosse intervenuta a proteggere la basilica. Da allora la scultura del maestro intagliatore Andrea da Saronno è oggetto di particolare devozione. Un’altra immagine mariana venerata in basilica è la miracolosa Madonna delle Grazie, che gode di un posto d’onore nella cappella del Rosario tra i tondi dipinti del Morazzone.

Come tutti i grandi cantieri, quello di San Vittore si è protratto nei secoli: i epoca neoclassica è stata realizzata la facciata, sencdo il controverso progetto di Leopoldo Pollack. In ultimo lo scultore varesino Floriano Bodini è autore della sistemazione del presbiterio (1991).

Di fianco alla basilica svetta, con i suoi 84 metri di altezza, la torre campanaria, progettata dal Bernascone e conclusa un secolo e mezzo dopo; secondo la tradizione il lato sud presenta tracce di palle di cannone lanciate dalle truppe austriache nel 1859 per punire i varesini per avere suonato a festa le campane all’ingresso vittorioso dei garibaldini. Memoria antichissima nella storia di Varese è il vicino Battistero: costruito a metà Duecento conserva al suo interno un fronte battesimale scolpito da un maestro campionese e affreschi trecenteschi.

Per collegare la piazza della basilica alla piazza cittadina, nel 1850 il canonico Luigi Mera fece costruire a sue spese l’arco che ne porta il nome: in pietra di Viggiù è ornato di bassorilievi e statue neocinquecentesche. Si arriva così in piazza Podestà, sede del palazzo Pretorio, edificato negli stessi anni della basilica. Dietro al monumento al Garibaldino si affaccia palazzo Biumi: noto come Broletto, era nel Seicento dimora di una potente famiglia. A testimonianza della vitalità del centro cittadino, girando per le strade si incontrano preziose chiesette nascoste: da San Martino, un tempo parte di un convento benedettino deomolito per costruire il palazzo del Tribunale, a San Giuseppe, affacciata sull’omonima piazza, fino ad un altro piccolo gioiello, Sant’Antonio alla Motta (celebre per la benedizione degli animali e del bel falò a gennaio), costruita alla fine del Cinquecento sempre dal Bernascone sulla piazza sede del tribunale dei Conti del Seprio in cui fin dal Mille si svolgeva il mercato di Varese.
(da Lombardia Oggi – foto dal web e da  Varese Nascosta
immagine iniziale di Saverio Cuda)